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Intervista di Camilla Mafrica, Spazio I.S.A., alla sociolinguista Vera Gheno

Questa settimana all’interno della rassegna di Allegro con Brio, promossa dalla Biblioteca di Verbania e l’Associazione 21 Marzo, è stata ospite la sociolinguista Vera Gheno, professoressa e ricercatrice presso l’Università di Firenze.
Durante l’incontro si è discusso di linguaggio ampio, andando a toccare i temi della diversità,
della normalità e dell’inclusività
. Temi cari anche al gruppo giovani di Spazio I.S.A., nel quale non solo cerchiamo di parlare di identità ma anche di interrogarci sul tipo di linguaggio che scegliamo di utilizzare per descrivere una realtà che è in cambiamento.
Questo uno dei punti salienti del dialogo avvenuto con Vera Gheno: il linguaggio è lo strumento che utilizziamo per comprendere e per plasmare la realtà che ci circonda, non dovremmo quindi sottovalutarne l’importanza. Le parole non sono mai “solo parole” ma hanno una valenza performativa, ovvero causano effetti reali nel mondo.

Si spiega così il fermento creatosi attorno al respingimento dell’Aula del Senato dell’emendamento proposto dalla senatrice Maiorino che chiedeva di adottare la differenza di genere nella comunicazione istituzionale scritta. Il respingimento della proposta ci fa riflettere sul fatto che forse il problema non sia solo linguistico, bensì culturale e sociale. Non voler verbalizzare il femminile significa di fatto non riconoscerlo, significa rimarcare che quel ruolo sia ancora appannaggio esclusivamente maschile.

Ciò è ancor più evidente se ci soffermiamo a notare che simili discussioni non sono mai avvenute per professioni come infermiera, maestra o cassiera, ma che si accendono per termini come ministra, senatrice o la presidente. Il problema allora non risiede nel cambio di una vocale, che secondo alcuni, andrebbe a modificare la lingua italiana (chi afferma ciò, di fatti, non conosce il funzionamento della lingua italiana) ma bensì il problema lo abbiamo con le donne che ricoprono ruoli di potere.

Ecco perché il cambiamento sociale passa anche e soprattutto dal cambiamento linguistico.
Vera Gheno lo spiega bene nel suo libro Femminili Singolari, in cui rintraccia la matrice maschilista di alcune affermazioni che si sentono nella vita di tutti i giorni ed in particolar modo sui social network.

Non nominare qualcosa di fatto lo rende invisibile, lo facciamo non solo nei confronti delle donne ma anche con le identità delle persone. Il linguaggio che usiamo è lo specchio della nostra società, modificarlo e adattarlo alle identità che finalmente stanno trovando una voce è fondamentale ma soprattutto naturale, perché la lingua cambia e si evolve con noi. Cambiare non è facile, ci spaventa ed è difficile, neghiamo la questione affermando “ho sempre detto così”, nascondendoci e di fatto non riconoscendo un problema quando questo non ci riguarda.

Noi di Spazio I.S.A. abbiamo questo come obiettivo, riconoscere che tutte le identità hanno valore, e che tutte le persone hanno il diritto di farsi chiamare con il proprio nome, lavorando insieme per fare in modo che nessuno più rimanga invisibile.

Spazio I.S.A. (Identità – Sessualità – Affettività) è un gruppo spontaneo di giovani, nato a Spazio Sant’Anna, figlio di un’attività di tutoraggio di comunità che indaga sulle esigenze e i bisogni della comunità. Il gruppo è composto da giovani, fra i 17 e i 30 anni, che si fanno promotori di idee e progetti, insieme ad altri attori del territorio, per dare voce e risposte agli interrogativi del mondo giovanile, e non solo.

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